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    https://www.lamoneta.it/topic/213835-sigil...ium-venetiarum/
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    La storia della trattazione scientifica della diplomatica Medievale è strettamente connessa a quella delle falsificazioni più di ogni altra epoca storia, dove persino gli illustri uomini ecclesiastici facevano di tutto, con ogni mezzo, per arricchire il potere e prestigio delle chiese a loro legate. Per raggiungere questi obiettivi furono ideate intere serie di documenti falsificati (es: documenti di abbazie o monasteri importanti per l’appropriazione terriera; la serie dei privilegi Austriaci; i falsi di Federico I in alcune città della Germania; i falsi privilegi di dazi e mercati presunti da Asti, elargiti da Carlo Magno e una lettera di franchigia di Enrico VI che garantiva a Messina i più ampi diritti e libertà). Un altro motivo per falsificare i documenti era quello, in Età Moderna, di procurare a potenti famiglie un albero genealogico risalente ad un passato oscuro o dare maggiore lustro alla storia della propria patria (come in Germania i documenti di Carlo Magno per il presunto conte Trutmann e in Italia per le famiglie Bianchini e Galluzzi). La critica di questi, che è propria della diplomatica, non si verificò dunque in Età Medievale (permettendo ai notai, giudici dei tribunali e funzionari della cancelleria di convalidarli e ai sovrani di emetterli/prenderli in considerazione, non conoscendo appieno gli usi osservati nelle epoche precedenti nella redazione dei documenti), ma solo molto più tardi, sebbene anche all’epoca si riconoscevano molti falsi (perlopiù attuali o recenti, soprattutto in base alle contraddizioni tra la datazione e altri dati riconducibili a un’epoca successiva, come sigilli e scrittura, dato che a differenza dei tempi moderni, non si prendeva in considerazione la possibilità che vi fossero più matrici in una stessa cancelleria ed altri argomenti che useremmo anche noi oggi) e venivano trattati secondo precise norme processuali anche dal punto di vista penale (come quelle emanate da Innocenzo III). I primi veri esempi di riconoscimento dei falsi antichi si hanno ad esempio con Petrarca, su richiesta imperiale di Carlo IV per i presunti privilegi di Giulio Cesare e Nerone per la casa d’Austria; mentre prima del XIV secolo non vi erano strumenti (tipici della critica diplomatica) per riconoscere falsificazione documentaria così antica. Da ciò ricaviamo che non dobbiamo fidarci, per il nostro giudizio critico, delle ripetute assicurazioni di coloro che riconobbero come genuini e confermarono o trascrissero taluni documenti.

    Anche nell’epoca Umanista e della Controriforma, quando cominciò a risvegliarsi la critica storica con Giovanni Aventino, Lorenzo Valla (che dimostro la falsità della Donazione di Costantino) e altri; quando sia da parte Protestante che Cattolica si esaminarono le antiche tradizioni e leggende della Chiesa, non si pervenne alla formulazione di regole diplomatiche per la valutazione critica dei documenti. Solo nel XVII secolo si incominciò in Germania e Francia, indipendentemente l’uno dall’altro a studiare criticamente i documenti e a enunciare regole per questo studio. Nella prima per uso pratico-giuridico dei documenti perlopiù antichi, in particolare relativi ai pretesi o contestati diritti di sovranità di un ceto dell’Impero su un altro. Le parti erano sempre in netto contrasto sulla genuinità di questi documenti e le varie contese presero il nome di “bella diplomatica”. Solo una di loro fece fare alla nostra scienza un considerevole passo in avanti per migliorare la conoscenza di questi documenti, il “bellum diplomatico Lindaviense” (contesa su beni, diritti e sovranità tra le città dell’Impero e il monastero di Lindau). Di questa si occupò lo storico Conring che superò tutti i suoi predecessori ed elaborò uno scritto che permise per la prima volta di adottare in maniera sistematica il giusto metodo per ricavare le regole per giudicare un documento dubbio dal confronto con altri documenti dello stesso autore e sicuramente genuini, in cui gli errori linguistici in sé non costituiscono una prova di non genuinità del documento originale, se però l’ortografia e la lingua divergono completamente dalla cancelleria e dal costume del tempo, allora tale elemento costituisce un segno di falsificazione (gli errori che poi commise sono da attribuire alla carenza del materiale a disposizione). A partire da lui aumentò il materiale di riscontro a disposizioni per le numerose pubblicazioni e si affinava il senso critico tramite il confronto. Un altro analista fu Papebroch che si occupò in maniera scientifica e non per interessi pratici del diploma falasificato, da un presunto documenti di Dagoberto in favore del monastero di Oeren a Treviri e grazie al suo acume critico pervenne a un certo numero di risultati esatti e alla formulazione di giudizi corretti su questo e altri documenti cui analizzò, ponendo l’accento (non senza errori) sui caratteri estrinseci. Il monaco Cristiano Mabillon, chiamato per dirigere tre anni dopo, dal 1667 gli Acta Sanctorum Ordinis S. Benedicti, assunse il compito di confutare gli attacchi critici contro i documenti del monastero Benedettino di Saint Denis ad opera del precedente critico. Egli nel 1681 scrisse l’opera dedicata a Colbert “De re diplomatica libri VI” che ha dato il nome alla disciplina attuale. In esso alcuni capitoli erano rivolti alla confutazione di Papebroch (che egli stesso definì “riuscita”), ma la parte principale dell’opera era dedicata alla costruzione di un nuovo sistema (superiore ai primi due per il gran numero di materiale a disposizione per lavorare). I risultati da lui raggiunti con questo materiale (in particolare documenti di tutti gli archivi monastici e vescovili della Francia, assieme a molti inediti dall’Italia e Germania), gli assicurarono per sempre uno dei primi posti nella storia delle discipline scientifiche (la diplomatica assurse a questo rango grazie ad esso), dato che la sua opera è una trattazione generale di diplomatica, valida per tutti i tempi e Paesi. In particolare per dei tipi di scrittura, fondamento di tutti i successivi trattati di paleografia e per lo studio particolare dei diplomi dei re Franchi e Francesi, non ancora superati f inora. In questo senso la sua chiave di volta è data dalle regole generali per la valutazione critica dei documenti (sebbene alcune possano essere contestabili o non del tutto esaurienti, altre sono contengono verità incrollabili). In un primo momento gli studi di Mabillon furono oggetto di polemica: con Hickes che rimproverò il Francese di aver indicato soltanto metodi per difendere i documenti falsi dell’ordine Benedettino) al quale rispose Ruinart, curatore della seconda edizione dei “Libri de re diplomatica”; una più accesa fu quella mossa dal gesuita Germon che riprese le linee del suo confratello Papebroch, affermando l’impossibilità di reperire elementi autentici di un’epoca antica come quella Merovingia, attaccando più violentemente di quest’ultimo, quindi anche l’archivio di St. Denis, con argomentazioni insensate, i criteri paleografici di Mabillon. Queste critiche inconsistenti (continuate con altri scritti soprattutto dal germonista Raguet) e le rispettive risposte dei difensori di Mabillon, non fecero che incentivare gli studi diplomatici dei monaci Maurini seguaci di questo. Fu proprio dai loro lavori che nacque la II opera importante per la diplomatica, il “Nouveau traitè de diplomatique”: nel 1742 era scoppiata una controversia attorno alla genuinità di alcuni documenti del convento di St. Ouen. Da questa tra il 1750 e il 1765 i maurini Toustain e Tassin redassero questo nuovo studio che per la moltitudine di materiale e per erudizione supera quella del loro predecessore. Le parti trattate meglio sono la paleografia e la diplomatica speciale (trascurata in precedenza) relativa ai documenti pontifici, cui ancora oggi risulta indispensabile. Per i nuovi studi diplomatici in Francia, nel 1821 viene fondata “l’Ecole de chartes” dal governo, per la formazione di giovani studiosi di paleografia, diplomatica e cronologisti, affinché si formasse una classe specializzata di archivisti che ordinasse e catalogasse i tesori affidati. Tra gli specialisti si cita: Delisle, uno dei migliori paleografi-diplomatisti Contemporanei che incentivò la pubblicazione di studi di giovani studiosi Francesi. De Wailly, autore degli “Eléments de paléographie” che organizzava in maniera più chiara gli argomenti diplomatici trattati dai Maurini. A. Giry che in tempi recenti ha svolto una sintesi fra la tradizione Mauriana e gli studi Tedeschi nel “Manuel de diplomatique”, dove si dedicherà soprattutto alla diplomatica generale (+ scientifico e meno pratico). Anche in Italia si constata uno slancio di studi in questo campo con Maffei (documenti dei primi secoli, meriti nella paleografia per contrastare la classificazione di scrittura proposta da Mabillon, proponendo un’evoluzione unitaria della lingua Latina) e Fumagalli (si poggiò sui documenti Maurini, ma condusse studi personali sui documenti Italiani, quindi patrimonio nazionale che conferisce al suo libro un valore particolare). A scopo didattico è invece concepito il manuale di Cesare Paoli (autore Fiorentino ben noto per i suoi studi specialistici). In Germania diplomatica e paleografia vennero introdotte come insegnamento nelle università nel XVIII secolo, integrandole con quello della storia e della giurisprudenza. Gli studi Tedeschi della sola diplomatica hanno seguito due direttrici: 1) Compendi e manuali per la sistematizzazione del sapere diplomatico tramandato ed incrementato da essi, fino ad allora, assieme alle regole per la valutazione dei documenti. 2) Introduzione di nuovi principi e osservazioni personali e lavori specialistici divisibili a loro volta in due categorie: A) Singoli capitoli della diplomatica generale oggi superati (sigilli, monogrammi, datazione). B) Analisi e commento dei caratteri estrinseci ed intrinseci di singoli diplomi circoscritti, estrapolati dalla massa del materiale studiato nei corpus (per esempio Bessel studiò i documenti regi Tedeschi da Corrado I a Federico II, oppure Heumann quelli Carolingi, considerando per la prima volta il contenuto giuridico come elemento della critica. Lavori di diplomatica speciale che, pur non avendo grande conoscenza di originali e riproduzioni, superarono tutti quelli fatti precedentemente). Dopo il periodo Napoleonico, i documenti Medievali persero il loro valore pratico-giuridico, che venne invece dato ai nuovi principi di diritto pubblico e internazionale, quindi fine dei “bella diplomatica”; inoltre in quegli anni erano stati soppressi tutti quei protagonisti che avevano risvolti pratici da questi documenti, come gli enti ecclesiastici. Questo fece della diplomatica (con gran giovamento) una scienza puramente teorica al servizio degli studi storici. La secolarizzazione dei monasteri e delle diocesi fece si che il patrimonio documentario fosse trasferito negli archivi comunali e statali, dove furono riordinati e messi a disposizione della ricerca scientifica; inoltre con l’incremento dei mezzi di comunicazione, i viaggi per ricerche archivistiche e lo studio della diplomatica potè essere posto sempre più sulla base sicura dell’esame diretto dei documenti, in concomitanza con lo slancio per gli studi storici e l’indagine Medievale. La spinta verso gli studi diplomatici era anche legata alla situazione politica e alla corrente di pensiero del Romanticismo. Basti ricordare che nel 1819 per volontà del barone Von Stein si creò la “Società per lo studio dell’antica storia Tedesca” (Monumenta Germaniae Historica) , che sotto la guida di Pertz si prepose di pubblicare i documenti di tutti i propri sovrani. Gli Annales, comprendenti l’estesa raccolta di documenti provenienti anche da Italia e Francia non furono però mai pubblicati. Tuttavia sono molti gli studiosi della Società, degni di nota che hanno apportato importanti novità al livello della ricerca: Bohmer volendo pubblicare i documenti imperiali; (mai realizzato perché in disaccordo dal progetto iniziale con Pertz) comunque dai lavori preparatori svolti in solitaria si ricavarono elenchi di documenti inediti e per la prima volta dei regesti (in totale documenti che vanno dal 911 al 1347). Questi studi ebbero un’enorme ripercussione sul metodo della nostra scienza; come il fatto che da allora ogni studioso che si occupasse di documenti sarebbe dovuto essere in grado di dominare in modo completo tutto il materiale a sua disposizione; allo stesso tempo dalla compilazione dei regesti doveva scaturire un certo criterio per la valutazione dei documenti (oggi non più in utilizzo, dato che si ritenevano falsi o corrotti da errori diplomi con contraddizioni nella datazione o con altre testimonianze o documenti che si discostavano dalle norme cancelleresche da loro supposte per una serie conforme di documenti, non prendendo in considerazione tutto ciò che si scostava da quelle norme). Questo sistema fu scosso da due parti: da un lato Ficker che dette una svolta all’idea che ci fosse una regola fissa per le cancellerie, e che quindi se si presentava un documento con anomalie, che si discostava da queste, esso non era per forza falso, e lo fece lavorando su riedizioni di regesti e dimostrando che queste differenze e tradizioni venivano dalle trasformazioni dei documenti e dei modi per redigerlo, esaminando e considerando come fonte storica a sé ciascun processo di formazione. Vi è poi Sickel, cui la nostra scienza deve più che ad ogni altro studioso da Mabillon, che ideò un modo per uscire da questo circolo vizioso e riconoscere un documento dubbio: se documenti dello stesso autore, indipendenti fra loro e diretti a diversi destinatari, sono stati scritti (anche in parte) dalla stessa mano, allora hanno una comune origine nella cancelleria dell’autore. In questo modo il confronto fra scritture (la “collatio litterarum” cioè lo studio sistematico del carattere individuale della scrittura di un singolo notaio, a differenza dei suoi predecessori che si limitarono a dimostrare che il carattere di una scrittura era in generale conforme a quello della sua epoca) diventa il primo postulato della moderna diplomatica (utilizzato anche per lo stile). Applicabile sia ai documenti pontifici ed imperiali che quelli privati Tedeschi cui si occupò quando prese la direzione della sezione dei “Diplomata” dal 1873.
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    Edited by Mind. - 1/12/2023, 17:30
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    Edited by Mind. - 15/5/2023, 12:00
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