Latino: Traduzione di Un'abile azione militare di Labieno, luogotenente di Cesare

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    Versione Un'abile azione militare di Labieno, luogotenente di Cesare:

    Treveri, magnis coactis peditatus equitatusque copiis Labienum cum una legione, quae in eorum finibus hiemabat, petere parabant. Sed cum duas legiones, a Caesaris missas, venisse cognoscunt,castra ponunt et auxilia Germanorum exspectare constituunt. Labienus, hostium cognito consilio, sperans temeritate eorum fore dimicandi facultatem, quinque cohortes impedimentis praesidio reliquit et cum reliquis peditibus magnoque equitum numero, contra hostes abit et haud longe ab iis castra locat communitque.Erat inter Labienum atque hostes difficili transitu flumen ripisque praeruptis. Id neque ipse transire habebat in animo neque hostes transituros esse existimabat. Li enim adventum auxiliorum germanorum cotidie exspectabant. Labienus,militibus convocatis, dicit se fortunam suam exercitusque in dubium non devocaturum esse et postero die prima luce castra moturum esse. Eius verba celeriter ad hostes deferuntur. Labienus, noctu tribunis militum centurionibusque convocatis, ut hostes putent eum eiusque milites timore concitari,maximo strepitu et tumultu castra moveri iubet. Tali modo fugae similem profectionem efficit. Id quoque per exploratores ante lucem ad hostes defertur. His rebus cognitis, Treveri putant inutile esse germanorum auxilia exspectare et facile (esse) vincere exiguas hostium copias fugientes.


    Traduzione:


    i Treviri, con grandi forze di fanti e cavalieri, si preparavano ad assalire Labieno che, con una sola legione, svernava nei loro territori. Si trovavano a non più di due giorni di viaggio dal campo di Labieno, quando vengono a sapere che sono in arrivo due legioni inviate da Cesare. Decidono quindi di accamparsi a quindici miglia di distanza e di attendere rinforzi dai Germani. Labieno, informato del piano nemico, sperando che la loro temerità gli avrebbe offerto qualche possibilità di scontro, lasciato un presidio di cinque coorti a guardia delle salmerie, si dirige contro il nemico con venticinque coorti e un nutrito stuolo di cavalieri e, fermatosi alla distanza di un miglio, impianta il campo. Tra Labieno e il nemico scorreva un fiume difficile da guadare, con le rive molto scoscese; egli non aveva intenzione di attraversarlo e non credeva che i nemici vi si sarebbero arrischiati. Di giorno in giorno cresceva nei Treviri l'aspettativa dei rinforzi. Labieno dichiara apertamente nel consiglio di guerra che correva voce di un avvicinamento di forze germaniche e che non intendeva mettere a repentaglio la propria sorte e quella dei soldati, pertanto avrebbe levato il campo l'indomani mattina all'alba. La notizia viene rapidamente riferita al nemico: era naturale che tra tanti cavalieri gallici ve ne fosse qualcuno favorevole alla causa del suo popolo. La notte, Labieno convoca i tribuni dei soldati e i centurioni delle prime coorti ed espone loro il suo piano: per indurre più facilmente i nemici a sospettare che i nostri siano intimoriti, ordina di levare il campo con maggior strepito e confusione di quanto sia nelle abitudini del popolo romano. Con questi accorgimenti dette alla partenza l'aspetto di una fuga. Anche questo, data la vicinanza degli accampamenti, viene riferito prima dell'alba ai nemici dai loro ricognitori.
     
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